In occasione dell’uscita del suo libro “Si fa presto a dire smart” la nostra CEO Adele Nardulli è stata ospite della diretta web del Sole 24 Ore per affrontare una questione quanto mai attuale: cosa è rimasto dello smart working dopo la pandemia?
Se prima del Covid il concetto di smart working era pressoché sconosciuto alla maggioranza della forza lavoro, con soli 570 mila smart worker all’attivo, con l’arrivo della quarantena abbiamo assistito a un boom del fenomeno con circa 6,5 milioni di lavoratrici e lavoratori in smart nel marzo 2020.
Oggi, terminato lo stato di emergenza da quasi un anno, le persone rimaste a lavorare in modalità smart sono circa 2,5 milioni, un calo consistente su cui ragionare.
Intervistata dalle giornaliste Francesca Barbieri e Cristina Casadei, Adele ha portato al grande pubblico gli esempi virtuosi di 11 grandi e piccolo-medie aziende – Barilla, Sanofi, Nestlè, Perfetti, Cimbali, Fastweb, Boiron, ExpRealty, Hinto, Koiné e Mazars – e della stessa Landoor, che hanno iniziato più di 15 anni fa a introdurre modelli lavorativi flessibili quando di smart working ancora nessuno parlava.
Landoor, ad esempio, spinta dalla necessità di trovare un metodo efficiente per lavorare con i vari collaboratori internazionali dell’agenzia, è stata una delle prime PMI a implementare a inizio secolo un modello che coniugasse armoniosamente vita lavorativa e vita privata, senza tuttavia vedere i due aspetti in contrapposizione bensì riconoscendoli all’unità inscindibile della persona.
Lavorare per risultati
Grazie a questo approccio, al tempo decisamente innovativo, si è riusciti anche a migliorare il mindset di tutti i livelli dell’organizzazione, passando da una logica di ore alla scrivania a una logica basata sul risultato, dal controllo all’obiettivo.
Rispondendo a una domanda sull’utilità attuale dello smart working, si è poi fatta un’importante precisazione sul concetto stesso di smart working, che non deve essere inteso come “lavorare tutti i giorni da casa”, 100% remote.
Quello che intendiamo in Landoor – e in tutte le aziende intervistate – con lavoro smart è invece una nuova filosofia del lavoro, dove ognuno è messo nelle condizioni di operare al meglio, verso obiettivi aziendali condivisi, nel modo più sostenibile possibile per l’impresa, per la persona e, non ultimo, per l’ambiente. Per riuscirci, una o più sedi attrattive, anche in coworking più prossimi alle abitazioni, team building e altri momenti di aggregazione sono fondamentali e devono costituire parte integrante dell’ecosistema aziendale.
È solo così che lo smart working, da strumento di mera conciliazione, diventa anche occasione per portare il lavoro nelle zone più remote della Penisola, o supportare i giovani genitori, i caregiver, i disabili. Diventa cioè opportunità ineludibile per le aziende che intendano contribuire attivamente alla crescita del PIL.
Per vedere la puntata completa visita il seguente link: https://stream24.ilsole24ore.com/video/italia/che-cosa-resta-smart-working/AFV27bDB?refresh_ce=1